lunedì 29 ottobre 2012

Marco Polillo: "L'editore a pagamento non è un editore"

Marco Polillo, Presidente AIE (Associazione Italiana Editori), sull'editoria a pagamento (grazie a Celeste Napolitano per la segnalazione):



Ecco invece un'interessante riflessione di Editor In Maniototo che mette in luce le contraddizioni di Polillo e della politica dell'AIE, riportiamo un passaggio:

"è pieno di stampatori iscritti all’AIE (e le pagano la quota dovuta); è pieno di stampatori che partecipano a più libri più liberi e via fiereggiando; è pieno di stampatori che hanno il contratto con le messaggerie libri, pde e via distribuendo. Ed è pieno di librerie che per questo motivo sono costrette a mettere sugli scaffali un bel po’ di libri di EAP".

La solfa degli EAP sull'autopromozione dell'autore

Un caso di richiesta di denaro all'autore dopo la firma di un contratto di edizione che non la prevedeva.

Pubblichiamo la lettera di un'autrice che, dopo aver rifiutato di pagare un editore che le chiedeva un impegno all'acquisto di copie, ha firmato una seconda versione del contratto in cui questo impegno non compariva, ma, dopo aver firmato, si è vista chiedere ugualmente dall'editore di acquistare le copie del suo libro, spacciando questa richiesta per normale prassi di auto-promozione dell'autore, oltretutto come se non fossero mai intercorsi gli accordi precontrattuali che prevedevano il rifiuto dell'autrice a pagare all'editore qualunque cifra per qualunque motivo.
Ringraziamo l'autrice per il consenso alla pubblicazione e aggiungiamo di seguito la nostra risposta che, includendo riferimenti alla Legge sul Diritto d'Autore (n.633/1941) e al Codice di Procedura Civile in materia di contratti, potrebbe risultare utile a quanti si trovassero in una situazione simile.
Buona lettura!

Buongiorno,
sono una scrittrice esordiente che per ingenuità è incappata in un problema e si trova incastrata e vincolata in un limbo che non si sblocca.
La casa editrice in questione mi ha contattato proponendomi prima un contratto con obbligo di acquisto di copie, al mio rifiuto di tale genere di accordo (ho espressamente ribadito il fatto di non essere interessata a vincoli che mi obblighino a un onere a mio carico) me ne hanno mandato un altro senza alcun obbligo di acquisto che ho accettato e firmato.
Dopodiché mi sono ritrovata in questo spiacevole botta e risposta che vi riporto a seguito:

EDITORE:
Buongiorno,
procediamo con la stampa. I libri saranno pronti per lunedì.
A tal proposito vorremmo sapere il numero di copie da riservarle per aggiungerle alla stampa.
I lotti consigliati sono:
nr. 50 copie euro 600,00
nr. 70 copie euro 784,00
nr 100 copie euro 1.040,00
Oltre le 70 copie applichiamo uno sconto maggiore.
In attesa, saluti

AUTRICE:
2 copie per me sono sufficienti.

EDITORE:
Buongiorno,
il lotto minimo giustificabile sono 50, come da mail precedente.
Saluti

martedì 16 ottobre 2012

Dialogo con un editore a pagamento

Per la serie Racconti in Causa, siamo lieti di pubblicare un breve racconto di Marisa Salabelle, che riporta un dialogo realmente avvenuto tra l'autrice stessa e un editore a pagamento che cercava di convincerla a sborsare la modica cifra di 3.600 euro.
Approfittiamo per ribadire che siamo contrari all'editoria a pagamento non solo perché non ha senso che un editore si impossessi dei diritti di pubblicazione e commercializzazione di un'opera e per questo si faccia pagare dall'autore (è come fare acquisti in un negozio e una volta arrivati alla cassa pretendere che ci paghino invece di pagare), ma anche perché l'editoria a pagamento è palese in contrasto con l'Art. 118 della Legge sul diritto d'autore n.633/1941, che così definisce il contratto di edizione: «Il contratto con il quale l'autore concede ad un editore l'esercizio del diritto di pubblicare per le stampe, per conto e a spese dell'editore stesso, l'opera dell'ingegno».
Buona lettura.


Dialogo tra un’autrice esordiente e un editore

Di Marisa Salabelle

La sede della casa editrice occupava un’intera ala di un grande palazzo modernissimo, in una zona periferica. Doppia porta a vetri, col logo della casa editrice e l’apertura automatica. Ascensore, sala d’attesa con divano e poltrone, un tavolino basso coperto di opuscoli e brochure. Una segretaria gentilissima che ci fece accomodare, e dopo pochi minuti l’editore, un uomo di circa quarant’anni, vestito con pantaloni di velluto e un pullover beige, capelli corti, lineamenti regolari, una gentilezza nervosa, una stretta di mano veloce. Attraversammo un lungo corridoio sul quale si aprivano numerosi uffici con tavoli sovraccarichi di materiale e varie persone impegnate nel lavoro. Entrammo nel suo ufficio: era uno dei titolari della casa editrice, si interessava in particolare di esordienti, il mio libro non l’aveva letto, no, lui i libri non li leggeva, ma l’avevano letto due suoi collaboratori e in base al parere espresso da questi ultimi pensava di pubblicarlo in una collana di gialli.
«Ho qualche dubbio, gli dissi, perché il libro non è propriamente un giallo».
Come, rispose, prese una scheda e mi lesse un breve riassunto del romanzo.
«Sì, la trama la so, dissi, certamente c’è un delitto, ci sono delle indagini, e tuttavia non lo definirei un giallo».
«Be’, allora si decida, signora, è un giallo o non lo è?»
«Ecco, il delitto e le indagini sono un po’ un pretesto… se fossi un lettore di romanzi gialli, e trovassi questo romanzo in una collana di gialli, forse lo troverei un po’ esile… perché non è veramente un giallo…»
«Allora, se lo dice anche lei che è esile!»

lunedì 8 ottobre 2012

Concorso letterario: hai vinto? PAGA.

Con tutte le prassi truffaldine e nefaste di editori scorretti di cui veniamo a conoscenza grazie agli autori che si mettono in contatto con noi, credevamo fosse difficile ormai stupirci di qualcosa. Ci sbagliavamo.

Un autore ci scrive che ha partecipato al concorso letterario Gaetano Cingari, organizzato dalla casa editrice calabrese Leonida Edizioni, si è piazzato sul podio tra i primi tre classificati, e gli è stato sottoposto un contratto di edizione per pubblicare con Leonida Edizioni l'opera grazie alla quale ha vinto. Ci chiede quindi di visionare il contratto e dirgli se è tutto regolare.

Leggiamo il contratto. La durata della cessione dei diritti all'editore è di un anno (ottimo), la percentuale di royalty da corrispondere all'autore sul prezzo di copertina è del 9% dalla prima copia (ottimo, soprattutto per un piccolo editore), e anche il resto ci sembrava tutto sommato piuttosto ragionevole, perciò stavamo per rispondere all'autore che andava tutto bene, quando ci siamo imbattuti in questa clausola:

«10) L’Autore corrisponderà all’Editore a titolo di spese di: 30 copie (da destinare all’Autore), correzione bozze (due giri di bozze), editing, impostazione grafica, introduzione, spese di segreteria, spese spedizioni, distribuzione, deposito legale diritti d’Autore e codice ISBN € 580,00 (IVA inclusa)».

Sembra uno scherzo. Vinci un premio e ti chiedono di versargli 580 EURO? Ma non è uno scherzo, è esattamente quello che è successo all'autore che si è rivolto a noi prima di firmare alla cieca un contratto di edizione semplicemente inaccettabile perché, lo ribadiamo, e non ci stancheremo mai di farlo, accaparrarsi i diritti di pubblicazione e commercializzazione di un testo e chiedere denaro (sotto qualunque forma) all'autore è esattamente come andare al mercato, prendere un mazzo di carciofi e pretendere che il fruttivendolo ce li paghi tanto al chilo per portarceli via: NON HA SENSO. Eppure in molti ancora credono che ne abbia, e sono pronti a versare cifre talvolta anche spropositate per una o più di queste motivazioni: impegno all'acquisto di copie, lavori di editing, correzione di bozze, grafica, spese di segreteria, spese di spedizione, distribuzione, deposito legale e codice ISBN (da notare come nel caso della Leonida Edizioni, che le comprende tutte, in pratica il vero editore è l'autore stesso!!).