venerdì 25 novembre 2011

Riflessioni sul ruolo del lettore forte

Di Carolina Cutolo

Pochi giorni fa, sul blog di Minimum Fax, è apparso un articolo a nostro parere molto interessante e pieno di spunti intelligenti, a firma Carola Susani e dal titolo Scrittori e vita nazionale. Consigliamo la lettura dell'intero articolo ma sottolineiamo e desideriamo approfondire due passaggi a nostro parere cruciali. Il primo:

"Pochi editori possono avere la misura giusta per rivolgersi soltanto ai lettori forti. Per lo più cercano i best seller, e per centrare un best seller devono convincere i lettori occasionali, o addirittura i non-lettori. Noi lettori forti in Italia non abbiamo molta forza contrattuale, non siamo il fondamento dell’industria culturale. Possiamo tornare utili, certo, ma non siamo per nulla sufficienti. Per convincere i lettori occasionali e i non lettori c’è bisogno di tutto un immaginario extratestuale: uno scrittore arrabbiato e pazzo, una scrittrice giovane carina e scapestrata, temi contemporanei, pulsanti o se proprio va storto uno dei grandi premi nazionali, tutto tranne che la letteratura, tutto tranne che la forza che si trova nelle pagine".

Condividiamo naturalmente, ci sembra che ultimamente da parte di chi scrive ci si concentri sempre più spesso e sempre di più sulla vendibilità del proprio personaggio e della propria opera che sull'importanza di catturare ed avvincere il lettore e sul valore del proprio testo e la necessità di migliorarsi in questo senso. Questo succede perché da quando il mercato la fa da padrone anche nell'industria libraria, si sa che c'è davvero poco spazio per chi non segue il diktat della commerciabilità, si sa che (a parte poche, piccole o medie case editrici coraggiose, che sono la nostra speranza) nessuno ha voglia di investire su un testo che già sa non avere mercato, ma solo un'esigua fetta di lettori "forti" e attenti alla qualità. Come dice giustamente la Susani questi lettori non hanno alcun potere di modificare lo status quo, eppure se non fosse per loro probabilmente le scelte editoriali di valore non esisterebbero del tutto.

Ecco il secondo passaggio che ci interessa sottoporre alla vostra attenzione:

"Ci parliamo tra scrittori, ci leggiamo prima di uscire in libreria, ci giudichiamo l’uno l’altro, ci appassioniamo, abitiamo un mondo comune. E però, è vero: non siamo la società letteraria, non abbiamo la forza di stabilire gerarchie che valgano fuori dalla nostra ristretta cerchia, di imporre giudizi di valore alternativi rispetto a quelli imposti dal mercato. Non abbiamo la forza di proporli e non abbiamo neanche una società di lettori a cui proporli. Che abbiamo invece? O meglio, cosa siamo? Siamo una comunità ristretta di lettori e scrittori. Con i nostri lettori, lettori forti, figli di ogni ceto sociale, ma che condividono con noi una condizione marginale, abbiamo moltissimo in comune: un investimento radicale sulla letteratura, una coscienza critica, uno sguardo inquieto, indagatorio sul presente".

Queste parole fotografano indiscutibilmente una realtà: quella dei lettori forti, che si passano parola su un nuovo autore appena scoperto o un libro appena letto che li ha conquistati, è una comunità ristretta suo malgrado, che tra i suoi membri certamente conta anche molti scrittori più o meno conosciuti ma accomunati senza il minimo dubbio dall'amore incondizionato per una buona lettura, dal conoscere bene il piacere profondo che si prova nel leggere e godere frase per frase del libro giusto al momento giusto, quando si ha la fortuna di incontrarlo grazie alla segnalazione dell'amico del cui giudizio ci si fida, dell'autore di cui si stima l'opera, indipendentemente (finalmente) dal numero di copie vendute.

L'articolo di Carola Susani ha un retrogusto amaro, una sorta di rassegnazione (peraltro condivisibile) che prende atto dell'immenso potere del mercato che schiaccia il valore letterario, e della misura estremamente ridotta invece dei circuiti attraverso i quali viaggiano i libri di qualità.
MA, forse con un pizzico di ottimismo in più, pur condividendo in toto le considerazioni della Susani, vogliamo ricordare in questa sede un aspetto fondamentale della faccenda: continuano nonostante tutto ad essere pubblicati, acquistati e letti romanzi che, come i classici di una volta, anche se non finiranno nella tua personale classifica dei 10 libri più belli, anche se non venderanno più di 2.000 copie, anche se in pochi si accorgeranno della loro esistenza, senza dubbio ti lasceranno la profonda sensazione che non sarà mai come se non li avessi letti, ti avranno regalato qualcosa di fondamentale anche se non sai dire esattamente cosa, perché a volte non importa, perché ci sono libri che anche se li dimentichi ti hanno fatto scattare qualcosa nel cervello che ti cambia per sempre, che ti migliora come lettore e come essere umano prima che come scrittore.

Da un certo punto di vista dunque, non importa poi tanto se siamo in pochi, l'importante è ricordarci che non solo ci siamo e ci scambiamo suggerimenti ed opinioni preziose sui libri letti e da leggere, ma che ci saremo sempre, e che SOLO grazie a noi continueranno ad esistere le scelte coraggiose delle piccole e medie case editrici di qualità, perché per quanto le scelte commerciali continuino e sempre più pesantemente a vincere una battaglia che noi non abbiamo scelto e che certo non combattiamo, esisteranno sempre lettori che, dopo aver letto e naturalmente amato autori come Poe, Verne, Twain, Conrad, Austen, Bulgakov, Balzac, Maupassant, Fitzgerald, Yourcenar, Böll, Cortazar, Calvino o Canetti (i primi che mi sono venuti in mente ma qui mi fermo perché potrei continuare per ore, vivaddio) esisteranno sempre, dicevo, lettori che, grazie a meravigliose letture precedenti, saranno condannati a vita a non accontentarsi, e a condividere con altri lettori esigenti le loro scoperte, da qualsiasi penna, luogo o epoca provengano.

Dunque, lettore forte: invece di stazionare nella tua nicchia statistica, praticamente ininfluente sui grandi numeri del mercato, invece di lamentarti che non si pubblicano quasi più i bei romanzi di una volta, usa gli spazi pubblici (siti, blog, facebook e quant'altro) per consigliare ad altri lettori forti le letture che più ti hanno appassionato! SOSTIENI ANCHE TU IL PASSAPAROLA LIBRESCO!

Concludo quindi con un suggerimento ed un invito. Il suggerimento riguarda i tre libri più belli che ho scoperto e amato nell'ultimo anno, con qualche riga di motivazione; l'invito è a voi di fare lo stesso in zona commenti: diteci i tre libri (ma anche uno solo su tutti) che vi hanno conquistato e che siete felici di suggerire a chi ama davvero la buona lettura, meglio  (se in dubbio) favorire testi di case editrici minori e non della collana oscar di un qualche colosso dell'editoria.

Ecco i tre testi che sento fortissimamente di consigliare:

Brock Clarke - Case di scrittori del New England: la guida del piromane - Einaudi - Mi è piaciuta innanzitutto la storia: un tizio che a 18 anni o giù di lì si trova a carbonizzare per caso la casa museo di Emily Dickinson con tutte le conseguenze tragiche e comiche che ne derivano; bellissima la provocazione di bruciare le case dei mostri sacri della letteratura e la messa in discussione della venerazione cieca e priva di ironia (al contrario di questo romanzo) di cotante glorie della storia della letteratura. Un romanzo grottesco, imprevedibile e spassosissimo, privo di qualunque virtuosismo o vezzo stilistico ma ricco di buone intuizioni narrative e dotato di un linguaggio semplice e clamorosamente azzeccato. Da leccarsi i baffi parola per parola. Einaudi è una grossa casa editrice ma questo libro prezioso rischia di passare inosservato perciò sono fiera di consigliarlo.

Roberto Bolaño - 2666 - Adelphi (e se vi piace, dello stesso autore Chiamate telefoniche, una formidabile raccolta racconti edita da Sellerio, che lo ha scoperto e pubblicato in Italia ben prima che diventasse, dopo la sua morte, un caso letterario) - 2666 è un romanzo di 1000 pagine difficile da sintetizzare in poche righe, parla di uno scrittore misterioso papabile per il nobel, Benno Von Arcimboldi, di cui si sono perse le tracce. Il romanzo comincia raccontando la storia personale e intima dei quattro massimi esperti e critici letterari dell'opera Arcimboldiana e della loro ricerca dello scrittore; continua raccontando di altri personaggi, di altre storie (tra cui un'orrenda e infinita serie di delitti perpetrati su giovani donne in una zona sperduta del Messico dove pare sia stato avvistato l'ultima volta Arcimboldi), e di altre circostanze straordinarie e qualsiasi (caratteristica tipica di Bolaño) che apparentemente sembrano a tratti perdere il filo del racconto generale; il romanzo si conclude con l'ultima parte, quella di Arcimboldi stesso, che raccoglie tutti i fili disseminati per l'intero romanzo, folgorando letteralmente il lettore e premiandolo per la fiducia riposta nell'autore continuando a leggerlo fino alla fine.

Posy Simmonds - Tamara Drewe - Nottetempo - Lo so, non è un romanzo, è un fumetto, ma è un ottimo esempio di quella "letteratura disegnata" di cui parlava Umberto Eco riferendosi alle storie a fumetti di Hugo Pratt. Non vi dico altro, fidatevi e godetevi la sorpresa. E se non avete mai letto fumetti ma adorate le storie ben raccontate è ora di cominciare, da Tamara Drewe.

E voi? Quali testi ci suggerite? Attendiamo curiosi i vostri consigli.



Scrittori in Causa sostiene il PASSAPAROLA LIBRESCO