venerdì 18 novembre 2011

Il contratto: questo sconosciuto

Quando un editore ci presenta un contratto, bisogna, prima di ogni altra cosa, ricordarsi cos’è un contratto. Secondo Wikipedia: “L'accordo tra due o più soggetti per produrre effetti giuridici (ossia costituire, modificare o estinguere rapporti giuridici), quindi un atto giuridico e, più precisamente, un negozio giuridico bilateriale o plurilaterale”.

Naturalmente, anche il contratto che si stipula tra editore e autore è un accordo tra le parti: un contratto, quindi, che può essere modificato dalla prima all’ultima parola. Questo è un concetto fondamentale: il contratto standard che viene presentato all’autore non ha parti inamovibili o codici editoriali inalterabili. Certo, nel momento in cui l’autore intraprende un'azione di legittima e civile trattativa sul contenuto del contratto, l’editore, come ogni datore di lavoro, potrebbe infastidirsi: questo è già un pessimo segnale, perché un editore degno di questo nome contempla tranquillamente la fase di trattativa contrattuale, mentre l'editore che si infastidisce a sentir parlare di eventuali modifiche al contratto prima di firmarlo è quasi certamente un cialtrone.
Ecco alcune voci cruciali del contratto di edizione sulle quali poter trattare:


1) Diritto d’autore: le legge prevede una cessione massima di venti anni. Non prevede – e ovviamente non può per ovvi motivi legati alla libertà di ciascuna persona – un minimo di anni. In un contratto standard, se l’editore chiede una cessione del diritto d’autore senza specificare la durata temporale della cessione il contratto è nullo. Se invece la durata viene indicata "secondo le leggi vigenti", questo significa che l’autore cede automaticamente i diritti esclusivi della sua opera per venti (e diciamo 20) anni. Quasi la durata di un mutuo. Ma l’autore può cedere il diritto d’autore anche solo per un anno. Dunque, se volete che i diritti della vostra opera appartengano all’editore per un periodo breve, sappiate che è possibile.

2) Anticipo: è la somma di denaro che l’editore versa all’autore quale anticipo delle vendite, stabilita su base percentuale che vedremo in seguito. Si discute da diverso tempo, ormai, sulla possibilità, da parte degli editori, di pagare il libro ipse facto, non, quindi, con un anticipo sulle vendite, bensì versando un compenso per il lavoro svolto, compenso a cui seguirebbero, ovviamente, anche le percentuali di vendita. Non è un concetto astratto o banale, neanche assurdo: il lavoro deve essere pagato. Si può distinguere tra un esordiente e uno scrittore affermato quanto a potere contrattuale, ma un minimo di compenso che prescinda dalle vendite per il lavoro-libro già realizzato rappresenterebbe un passo in avanti per l’editoria e per la civiltà dei rapporti lavorativi in Italia: stiamo parlando di dignità del lavoro e della sua retribuzione, nell’ottica di una mutua soddisfazione delle parti.

Diversi editori potrebbero opporsi a un anticipo a fondo perduto sostenendo che sono imprenditori e se pagano solo percentuali sui dati di vendita è giustificato dal rischio d’impresa. Vale a dire, come molti datori di lavoro in Italia: se c’è lavoro ti pago, se guadagno ti pago, altrimenti niente da fare. Ognuno però deve fare la sua parte a seconda del ruolo che ricopre: chi è imprenditore investe e rischia. Chi lavora, l’autore, deve guadagnare sia in base alla vendita di un diritto esclusivo che in proporzione alle vendite.

3) Royalty: da Wikipedia: “Con il termine royalty si indica il pagamento di un compenso al titolare di un brevetto o una proprietà intellettuale, con lo scopo di poter sfruttare quel bene per fini commerciali”. Bene, ricordiamoci che anche le percentuali sono contrattabili. La percentuale è legata alla possibilità di controllo delle vendite, annoso problema trattato in questa sede che non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Nei contratti standard di una media casa editrice, si trova:

8% sulle prime 5000 copie,

9% sulle copie da 5001 a 10000,

10% oltre le 10000 copie.

Queste percentuali sono oneste, allo stato attuale: se pubblico un libro da 15 euro e l’editore ne vende 10.000 copie, il libro incassa 150.000 euro. L’autore guadagna su per giù 15.000 ma si può considerare un buon risultato. Tenendo conto che l’editore paga la metà della sua percentuale alla distribuzione, incassa circa 75.000 euro. Se vi ha dato un anticipo di 1000 euro e siete esordienti sconosciuti, è un bel rischio d’impresa perché davvero non tutti i libri vendono 10.000 copie. Ma un poco di matematica ci fa intuire come l’editore non ci perda praticamente mai, anzi i moltiplicatori gli sono sempre favorevoli.
Chiaramente per le case editrici più piccole le percentuali diminuiscono considerevolmente e anche lo scarto delle copie vendute dopo il quale la percentuale aumenta. Tuttavia potete provare a fare un calcolo da voi, tenendo conto delle potenzialità reali di vendita del vostro testo e delle spese medie di stampa e pubblicazione per l'editore. In ogni caso provate sempre a trattare sulle percentuali e a farvele aumentare.

4) Diritti secondari: Per quanto riguarda i diritti secondari, cioè i diritti di trasposizione dell'opera in altri formati (traduzioni, pubblicazioni all'estero, adattamento radiofonico, teatrale, cinematografico ecc), nel contratto standard sono presenti percentuali vergognose: se vendono i diritti del vostro libro, la percentuale giusta è il 50%. Potete però chiedere che sia specificato che qualora sia l'autore a procacciare un acquirente per uno dei diritti secondari, le percentuali cambiano: all'autore il 60% (o il 70%) e all'editore il 40% (o il 30%) della somma ottenuta dalla vendita di tale diritto a terzi.

Ricordate però che non è obbligatorio cedere i diritti secondari all'editore. Se volete gestire da voi le possibili trasformazioni del vostro testo in altri media o le sue traduzioni e pubblicazioni all’estero, potete farlo. L’autore ha la facoltà di cedere per la durata che desidera la sua opera anche solo ed esclusivamente per il territorio italiano e solo per la stampa in forma di libro.

5) Riassumendo: il contratto è trattabile dalla prima parola all’ultima.
Avete la possibilità di esercitare un vero controllo sul vostro diritto d’autore. Avete la possibilità di controllare i vostri compensi (possibilità che, ricordiamolo, si scontra con l’impossibilità di un controllo certo e assoluto del conteggio delle vendite). Avete la possibilità di non cedere in blocco i diritti: oltre alla forma libro, potete scegliere in quali altre forme riprodurlo e veicolarlo.

Un contratto serio è quello che protegge entrambi le parti, che promuove un lavoro d’insieme, che porta a risultati equi e soddisfacenti. E se il libro che si vuole pubblicare ha il suo valore, dipende anche da quanto si è disposti a difenderlo.