venerdì 25 novembre 2011

Lettera di Cristiano Cavina

Ciao,
si, mi sono informato e ho letto il vostro blog.
Non aderisco perchè il mio contratto con l'editore è fatto a voce, solo in seguito messo per iscritto, e da nessuna parte è segnalato il foro competente in caso di controversie.
Non aderisco perchè il mio editore, fieramente indipendente, mi paga, mi paga molto bene, anche se a volte in ritardo.
Non importa; tanto ho comprato la mia libertà scegliendo di restare un pizzaiolo per sempre: guadagno molto a scrivere, ma anche se non dovessi più prendere una lira, ho sempre i soldi del mio secondo lavoro.
Se i miei libri non dovessero più vendere, ho già detto loro che non c'è problema, mi abbasserò io l'anticipo in modo che non ci rimettano.

Non aderisco perchè non credo che tutti quelli che scrivono siano scrittori, e non credo che ogni libro sia una specie di opera d'arte.
Decide il pubblico e se non vendi, non ti pagano di certo, c'è poco da fare, ed è giusto così.
Trovo che questo paese sia pieno zeppo di gente che vuole fare lo scrittore, ma molto povera di gente che vuole raccontare storie.
Il modo in cui molti esordienti cercano di affacciarsi alla pubblicazione, non è per niente diverso da quello che fa un sacco di gente quando si mette in fila per i provini del Grande Fratello o di X factor.
Bramano la pubblicazione così come altri bramano un passaggio in televisione.
Molti addirittura senza nemmeno avere ancora scritto un romanzo.
Non aderisco perchè anche se rispetto il vostro punto di vista, trovo imbarazzante che nel vostro blog ci sia l'appello degli scrittori Einaudi contro la legge bavaglio.
Molti di loro sono davvero degli eroi quando c'è da firmare i manifesti contro il proprio editore, sono animati da principi travolgenti, che però si arrestano proprio dove inizia il portafoglio.
Sarebbero ridicoli, se non fossero tragici.
E la cosa triste è che lo sanno anche loro, ma si preparano la notte le risposte da dare a chi gli fa presente la loro situazione, perle di saggezza come ' il nemico si combatte da dentro' .
Basterebbe dire di 'No', e starebbero molto meglio.
Ma non possono dire di no, perchè certe cifre, anche se meno stratosferiche di quello che si pensa, te le da solo quell'editore li, e loro non possono rinunciarci, perchè sennò non potrebbero andarsene in giro con lo sguardo profondo del 'vero' scrittore.


Non aderisco perchè tutta la questione autore contro editore non sta in piedi, visto che non siamo al tempo di Dumas o di London, dei contratti capestro da quattro romanzi all'anno; e se alla fine vendi 1200 copie a dir tanto, non capisco dove i tuoi editori abbiano il margine o la convenienza per andare a derubarti.
Il mondo editoriale italiano è pieno di palloni gonfiati, da qualunque angolo lo si guardi, e non solo da una parte sola.
E molti vivono tre o quattro metri sopra il cielo, con paginate intere sui quotidiani, salamelecchi a non finire e fascette con 50 000 mila copie vendute; il loro problema è che ci credono davvero, si autoconvincono, e probabilmente si voltano dall'altra parte quando gli arrivano i rendiconto delle 3127 copie vendute.
Che sarebbe già un lusso, tra l'altro.

Ma forse queste sono tutte delle fesserie, delle mie idee bislacche, non so.
Non aderisco semplicemente perchè non voglio fare parte di nessun gruppo organizzato, così come non ho mai fatto una tessera di partito.
L'unica sciarpa che indosso è quella delle WSB, il gruppo Ultrà del Cesena, e tanto basta.
Io sono un pizzaiolo.
Io non voglio essere uno scrittore, io sono un narratore, e non voglio fare niente per cui qualcuno possa dirmi di essere uno scrittore nel senso che ha preso ultimamente questa parola.
Sembra quasi uno status simbol, un orologio di lusso da mettersi al polso i giorni di festa.
Scriverei le mie storie in ogni caso, anche se non mi pubblicassero, come è successo per tanti anni, anche se ci sputassero sopra.
Tutto il resto è un miracolo, se sei fortunato e trovi qualcuno che paga per leggerti.
Ma non mi metterò mai a far la guerra per dei soldi.
Perchè alla fine è di questo che si parla.
Io non faccio la guerra per dei soldi.
Quando ho bisogno di soldi, mi trovo un lavoro.
Allora mi pagano.
Ma qui sta il punto.
E se non sai fare quel lavoro?
Perchè dovrebbero pagarti?
Oppure, se la gente non legge quello che scrivi, perchè dovrebbero pubblicarti?
E Il fatto di essere un autore edito, perchè dovrebbe fare di te un artista automaticamente?
Io non credo che il mondo funzioni così.
Ma la maggior parte degli scrittori di questo paese è già da un pezzo che ha abbandonato il mondo, per trasferirsi non si sa a quale titolo nel sommo delle Sfere Celesti.

In ogni caso, auguri a tutti, per tutto.


Cristiano Cavina