venerdì 25 novembre 2011

Gli scrittori sogneranno pecore elettroniche?

di Mauro Casiraghi

C'è qualcosa di snervante nella quantità di domande, ipotesi, temi e controtemi che scaturiscono spontaneamente quando ci si mette a pensare ai libri elettronici. L'argomento ebook è ipertrofico. Contiene altri argomenti affini, che a loro volta ne contengono altri e altri e altri ancora, proprio come la Rete con i suoi rimandi infiniti, dove c'è tutto e dove non c'è niente.

60 secondi
La cosa che più mi colpisce è l'immediatezza del gesto. La rapidità e semplicità di un sistema tecnologico che permette di soddisfare una brama letteraria in 60 secondi. "Books in 60 seconds" è lo slogan banale ma efficace del Kindle, un esempio di ereader realizzato dalla Amazon. Una tavoletta di plastica che può contenere tutta la tua libreria. E che ti consente di scaricare online l'ultimo libro del tuo scrittore preferito, subito, senza aspettare. Grazie a uno speciale inchiostro digitale lo leggi come fosse una pagina stampata, anche in pieno sole, sulla spiaggia (niente a che vedere con gli schermi dei computer). Permette di fare annotazioni, rimandi interni, (forse anche le "orecchie", chissà) e di ingrandire le dimensioni del carattere a piacimento (una manna per chi ha problemi di vista). Se ti stanchi di leggere, la tavoletta legge per te (ha una voce incorporata). E in genere offre i libri a un prezzo inferiore (anche se non è sempre così).
Stiamo assistendo a una rivoluzione? Più libri per tutti? Più soldi agli scrittori? Meno spese per i lettori? Il libro, sparato in 60 secondi dal server alla tavoletta di plastica, guadagnerà in fruibilità e diffusione allargando i suoi confini? O diventerà sempre più un prodotto commerciale sposando i valori consumistici dell’usa-e-getta?

I diritti d'autore elettronici
Tra le più ipertrofiche riflessioni che l'ipertrofico concetto di ebook ispira ci sono quelle che riguardano il mercato dell'editoria, la gestione dei diritti d'autore, e il rapporto fra editore e scrittore, ovvero i temi cari a questo blog, la ragione principale per cui ne sto parlando qui.
Pubblicare un libro in formato elettronico offre evidenti vantaggi pratici per l’editore, a partire dall'azzeramento dei costi di stampa, di distribuzione e di stoccaggio dei volumi. L'incubo dei resi svanisce d'incanto. Niente più copie da mandare al macero. Un rischio d'impresa ridotto al minimo per la casa editrice. Come approfittarne?
Il primo, candido pensiero che mi viene è: ecco una grande occasione di essere spregiudicati. Ecco in arrivo una spinta all'azzardo. Ora si potranno pubblicare opere più estreme, sperimentali, di rottura, senza lo spauracchio dell’invenduto. L'ebook favorirà l'apertura verso gli esordienti, gli autori sconosciuti, quelli considerati troppo di nicchia, troppo originali per il mercato. Chissà, forse una rivoluzione democratica e creativa è davvero in arrivo (se è ancora possibile credere nelle rivoluzioni, nella democrazia e nella creatività).
Gli autori tra l’altro dovrebbero ricevere percentuali più alte sui diritti elettronici visto che l'editore risparmia altrove, introducendo nel mercato editoriale il concetto di filiera corta. Anziché il 7% sul prezzo di copertina per un contratto standard, poniamo, uno scrittore agli esordi potrebbe ottenere il 30, il 40 o perché no il 50% dei diritti su ogni copia elettronica venduta. Il che, anche considerando il prezzo di copertina ridotto, fa una bella differenza. Una differenza che appare subito più equa, aggiungo.

$$$
I soldi generano conflitti, però. Negli Stati Uniti, dove Amazon ha di recente annunciato che la vendita degli ebook ha superato quella dei volumi cartacei, sono già scoppiate lotte di potere per la gestione dei diritti del libro elettronico. Lotte innescate dalla paura di grandi distributori di essere spazzati via dall'era digitale del libro, o dalla tentazione di qualche egocentrico di fare completamente a meno dell'editore (a proposito, non ho ancora capito chi ha vinto la battaglia legale fra l'agente americano Andrew Wylie, detto lo Sciacallo, e la Random House; chi ci ha guadagnato alla fine?).
In Giappone, lo scrittore Murakami ha da poco chiuso un accordo con la Apple Japan per pubblicare il suo nuovo romanzo "La balena che canta" esclusivamente in formato elettronico, corredato da una colonna sonora appositamente scritta da Sakamoto, lasciando alla sua tradizionale casa editrice la possibilità di pubblicare su carta solo le edizioni successive. L'ebook di Murakami costerà circa 13 euro e frutterà all'autore il 70% degli introiti sulle vendite. E, dettaglio non trascurabile, costringe i fedeli lettori di Murakami non ancora dotati di iPad a comprarsene uno (questa forzatura nel rapporto autore-lettore richiederebbe un'altra ipertrofica parentesi che non mi posso permettere; trovo però che sia un'operazione in qualche modo elitaria).
Anche in Italia il fermento elettronico già si sente, sia sul piano dei diritti (se ne coglie l'umore nell'intervista del mese scorso a Roberto Santachiara) sia sul terreno delle pubblicazioni digitali che iniziano a nascere e svilupparsi (Bookrepublic e Semplicissimus) e delle iniziative dei singoli autori (Wu Ming e Sandro Veronesi con il nuovo romanzo XY).
Il consiglio pratico a chi sta per pubblicare un libro è sempre quello di leggere bene quel che c'è scritto nei contratti a proposito dei diritti per la pubblicazione in formato elettronico, e di non cedere questi diritti se l'offerta non è congrua. Cosa significa congrua è tutto da stabilire. Per quanto mi riguarda, ritengo che il 50% al netto d'Iva per l'autore sia una soluzione equa anche se immagino che molti non saranno d’accordo.

Lettera morta?
Nel frattempo, a chi preannuncia la morte dei libri tradizionali (c'è sempre qualcuno che preannuncia la morte imminente di qualcosa), molti rispondono che i volumi cartacei finora hanno dimostrato una longevità maggiore di altri supporti digitali. Un punto ribadito fino alla nausea da Umberto Eco: "Nel giro di trent'anni il disco floppy è stato sostituito dal dischetto rigido, questo dal dvd, il dvd dalla chiavetta, nessun computer è più in grado di leggere un floppy degli anni Ottanta e quindi non sappiamo se quanto c'era sopra sarebbe durato non dico mille anni ma almeno dieci. Quindi, meglio conservare la nostra memoria su carta."
Alla fine è probabile che libri cartacei e libri elettronici conviveranno a lungo insieme, forse viaggiando su binari separati, o più probabilmente integrandosi e arricchendosi a vicenda. È vero tuttavia che la scrittura elettronica ha in sé qualcosa di effimero. Dimostra una preoccupante caducità rispetto alla durata media di una vita umana. Mi domando spesso, per esempio, cosa succederà alle lettere che narratori e poeti stanno scrivendo in questo momento attraverso l'email. Lettere d'amore, di rabbia, di indignazione, di follia, di speculazione sulla condizione umana. Arriveranno mai ai posteri? (Cosa ne sarebbe stato delle "Lettere a Milena" se Kafka le avesse inviate per posta elettronica all'account Teletu della loro destinataria? Quelle parole sarebbero mai sopravvissute alla Seconda Guerra Mondiale e all'Olocausto, o anche solo a un errore irreversibile del sistema operativo, per arrivare fino a noi?).
Mi rendo conto che queste ultime sono domande illogiche, ridicole e di sicuro inutili visto che riguardano un passato che non si può cambiare. È più utile chiederci come saranno i libri in un prossimo futuro - il futuro degli ebook - mettendo da parte per un momento la questione dei diritti, del denaro, dell'oggetto libro come prodotto commerciale da vendere comprare promuovere lanciare, il cui valore finisce per essere misurato sulla scala dei numeri, del successo economico.
Cosa ci sarà domani dentro i libri?
Vorrei sapere se i contenuti e lo stile di un romanzo concepito per essere scaricato in 60 secondi e letto su un supporto elettronico cambieranno, adeguandosi al nuovo formato. Mi chiedo se gli scrittori e le scrittrici, più o meno consapevolmente, saranno influenzati dal pensiero che ciò che scrivono verrà letto in forma digitale; se i loro romanzi avranno capitoli più brevi, o più frammentati; se la loro scrittura assomiglierà al supporto su cui viene riprodotta. Rapida, scattante, immediata. O distesa, rilassata, fluttuante (come la musica di Sakamoto). I temi, le storie dei romanzi elettronici avranno qualcosa di digitale nei personaggi, nelle trame, nella voce indefinibile di una narrazione che ci cattura e a volte, quando siamo fortunati, resta con noi per anni? Nascerà un genere letterario da ebook?
Il buon senso suggerisce che non ha nessuna importanza su quale superficie o con quale mezzo scriviamo e leggiamo un libro. Pietra, cera, carta, schermo digitale o voce nell'aria: continueremo a scrivere e leggere storie e idee e pensieri come abbiamo fatto per millenni. Alcuni libri saranno buoni, altri un po’ meno; molti spariranno, qualcuno resterà e verrà passato a chi viene dopo. Forse è tutto qui.
A chi scrive, però, tocca comunque la scelta pratica di come farlo. Io, accanto allo schermo del computer, sulla scrivania, da qualche tempo tengo sei matite Staedtler HB 2 sottratte dall’astuccio di mia figlia, sei matite che tempero a rotazione e uso per riempire le pagine di quaderni scolastici con una calligrafia ostica, raccapricciante, da moribondo, nella speranza che ciò che scrivo duri un po’ più a lungo di sessanta secondi, almeno per me.


Mauro Casiraghi