giovedì 20 aprile 2017

Osservatorio sugli EAP alle fiere del libro – Tempo di Libri


In questi giorni si sta svolgendo a Milano la prima edizione di Tempo di Libri – Fiera dell’editoria italiana, nuovo appuntamento fieristico nazionale dedicato al libro e alla lettura, ideato e realizzato da La Fabbrica del Libro (società creata da AIE – Associazione Italiana Editori e Fiera Milano).

Con l’occasione Scrittori in Causa inaugura un Osservatorio sugli EAP alle fiere del libro: ogni volta che in Italia si svolgerà una fiera nazionale del libro e dell’editoria (Salone di Torino, Più Libri Più Liberi, ecc) riporteremo il numero di editori a pagamento e doppio binario presenti con lo stand in fiera confrontato col numero complessivo degli espositori e ne calcoleremo l'incidenza percentuale, non solo per quantificare periodicamente la presenza dell’Editoria A Pagamento alle fiere, ma anche per auspicare che a un certo punto si imponga finalmente l’idea che una fiera del libro che si rispetti dovrebbe tenere fuori editori che ancora adottano la prassi vergognosa di farsi pagare dagli autori che al contempo gli cedono i diritti sulle proprie opere, che non solo è un controsenso, un po’ come pagare per lavorare, ma anche in contrasto con l’art. 118 della legge sul diritto d’autore 633/1941 che definisce il contratto di edizione come «Il contratto con il quale l'autore concede ad un editore l'esercizio del diritto di pubblicare per le stampe, PER CONTO E A SPESE DELL'EDITORE STESSO, l'opera dell'ingegno»

Siamo consapevoli del fatto che essendo le maggiori fiere del libro italiane curate, patrocinate e/o organizzate dall’AIE (Associazione Italiana Editori), sarà molto difficile tenere fuori gli editori a pagamento a causa del palese e mai risolto conflitto di interessi della più importante associazione italiana di editori: pur prevedendo nel proprio statuto (art. 4.2) che le case editrici per associarsi all’AIE devono provvedere “con attività continuativa alla pubblicazione per proprio conto e a proprie spese di opere dell’ingegno”, tra le case editrici associate all’AIE ne risultano diverse a pagamento o doppio binario (sarebbe molto interessante poter accedere sul sito dell'AIE alla lista completa degli editori associati per quantificare l'incidenza di EAP sul totale dei soci AIE, peccato che questa informazione sul sito sia riservata ai soci).


L’esempio più clamoroso è probabilmente Enrico Iacometti, ex presidente del Gruppo Piccoli Editori dell’AIE e fondatore della fiera della piccola e media editoria di Roma Più Libri Più Liberi, fondatore e titolare nell’ordine di due note case editrici a pagamento (fonte lista Writer’s Dream –Lipperatura): Sovera Edizioni (oggi diretta dai figli) e Armando Editore (diretta da Iacometti medesimo). Ma è solo la punta dell’iceberg di una realtà probabilmente molto più vasta, tollerata come se niente fosse dall’AIE nonostante per statuto (l’art. 4.2 che riprende chiaramente l’art. 118 della legge sul diritto d’autore) dovrebbe accettare tra i suoi soci solo editori che pubblicano A PROPRIE SPESE.


Marco Polillo, ex presidente dell’AIE, si era pronunciato, seppure solo a parole, sostenendo che l’editoria a pagamento non è editoria, e dichiarandosi contrarissimo a questa prassi, tuttavia alle parole non è mai seguito un impegno concreto, e nel frattempo è stato sostituito alla presidenza da Federico Motta, al quale ci rivolgiamo per chiedere non solo un’assunzione di responsabilità dell’AIE circa il rispetto di quanto previsto dal proprio statuto, ma anche una concreta e fattiva presa di posizione contro l’editoria a pagamento, a cominciare dalle fiere del libro che organizza, non solo perché in contrasto con la legge e con lo statuto dell’AIE, ma anche perché l’editoria a pagamento danneggia tutti:

- gli autori, che non essendoci chiarezza sulla questione continuano a pensare che pagare chi si prende i diritti sul loro lavoro sia normale;

- i lettori, che hanno diritto di sapere che gli autori che leggono e che amano sono rispettati dai propri editori e che i soldi che spendono per il libro finiscono anche all’autore;

- l’editoria stessa, perché l’editore che pubblica chi paga e non fa selezione abdica completamente al proprio ruolo di soggetto culturale, intasando il mercato editoriale di prodotti di scarsa qualità e abbassando il livello delle pubblicazioni;

- le fiere del libro, che al posto degli editori a pagamento darebbero spazio finalmente solo a editori che come minimo rispettano la legge italiana sul diritto d’autore e le regole dell’AIE stessa, evitando ai frequentatori delle fiere di scambiare per professionisti seri quegli editori che invece lucrano sugli autori.

Fatta questa importante premessa, ecco i numeri e di seguito tutti i dettagli sugli editori a pagamento e doppio binario (che cioè in alcuni casi chiedono agli autori di pagare e in altri no, e dunque adottano comunque questa prassi) presenti come espositori a Milano in questi giorni:

Tempo di Libri 2017:

Su 550 espositori 
gli editori a pagamento e doppio binario sono 33
l’incidenza percentuale è del 6% sul totale
poco più di 1 EAP su 20 espositori


Avendo già calcolato lo scorso febbraio la quantità di editori a pagamento presenti come espositori alla prima edizione della fiera del libro Firenze Libro Aperto, è già possibile fare un confronto:

Milano Tempo di Libri 2017 – Su 550 espositori 33 EAP, incidenza percentuale 6%

Firenze Libro Aperto 2017 – Su 148 espositori 13 EAP, incidenza percentuale 8,78%

In proporzione dunque la fiera del libro di Firenze effettivamente presentava un numero di EAP maggiore della media (pur stando per ora al solo dato di confronto con Tempo di Libri), giustificando dunque le numerose critiche che sono state sollevate in quell’occasione proprio circa la presenza eccessiva anche solo “a occhio” degli EAP.

Attendiamo dunque l’imminente Salone del libro di Torino per calcolare la presenza di EAP e aggiungere al confronto l’incidenza percentuale degli EAP presenti in fiera a Torino.

Tutto questo nella speranza di poter dire un giorno che anche alle più importanti fiere nazionali del libro non c'è spazio per gli EAP, perché chiedere che le fiere del libro escludano l'editoria a pagamento non è utopico, se si pensa che ci sono già stati dei precedenti: la fiera Codice A Sbarre a Firenze, il FLEP - Festival delle letterature popolari a Roma, e la fiera Liberi Sulla Carta a Farfa, tutte manifestazioni che hanno stabilito e osservato la regola di non affittare gli spazi espositivi a editori a pagamento. Ottimi segnali dunque, dalle fiere del libro indipendenti.

Ci si augura a questo punto che altre fiere, e sempre di più, seguano la strada aperta da Codice A Sbarre, dal FLEP e da Liberi Sulla Carta, e contribuiscano a stabilire una volta per tutte delle regole per sostenere un'editoria etica che rispetta il ruolo e il lavoro dell'autore e che rivendica e onora il proprio ruolo di soggetto culturale.

Per dire basta all'editoria a pagamento, cominciamo a escluderla dalle fiere del libro.

Carolina Cutolo