sabato 25 febbraio 2012

Autopubblicazione e utopia

Di Mauro Casiraghi

A rischio di sembrare un po' fissato torno a riflettere sul libro digitale nella speranza di capire perché continua a comunicarmi un senso di angoscia latente e repulsione nonostante tutti i vantaggi evidenti che questa tecnologia offre a chi ama leggere, vantaggi che si estendono ora anche a chi vuole pubblicare un libro senza dover fare il triste giro degli editori aspettando risposte per mesi o anni, senza dover dare percentuali a un agente letterario, senza dover pagare un editore o un tipografo di tasca propria, senza sentirsi vittima di una distribuzione che favorisce solo le case editrici più importanti.
L'autopubblicazione nell'era digitale sembra realizzare il sogno di molti scrittori: mettere l'opera direttamente nelle mani del lettore al prezzo deciso dall'autore. Se il libro piace, scalerà le classifiche e arriverà fino in cima contendendo il primato ai Camilleri e Saviano, vincendo la competizione contro colossi dell'editoria al pari di Mondadori. Non è utopia. E' una realtà possibile. Basta controllare la classifica Bestseller degli ebook di Amazon.it.

FAI-DA-TE
Per capire come funziona il sistema dell'autopubblicazione digitale ho fatto un esperimento. Ho preso cinque racconti che tenevo nel cassetto (è curioso come continuiamo a usare la frase anche se il cassetto è ormai solo una metafora), li ho messi insieme con un titolo e una copertina, e li ho pubblicati in formato elettronico su Amazon.
La differenza tra Amazon e altri siti di autopubblicazione (tipo Lulu) è importante: Amazon promuove i libri senza alcuna distinzione fra autori famosi o sconosciuti. Nella sezione Gialli e Thriller, poniamo, un qualsiasi signor Mario Rossi che pubblica il suo "Delitti della Tuscia" può comparire accanto a Stephen King e Patricia Cornwell ottenendo la stessa visibilità concessa ai grandi editori. Mentre scrivo, grazie al prezzo conveniente il mio libro-esperimento si trova tra i primi dieci nella categoria "racconti" insieme alle opere di Maupassant e Cechov. Non ci resterà a lungo immagino, ma è un po' come se entrassi da Feltrinelli con un pacco di libri che mi sono stampato da solo a costo zero e li piazzassi nella pila accanto a quelli di Erri De Luca, lì in vetrina, a un prezzo ultracompetitivo, e ripetessi l'operazione in tutte le librerie del Paese. Il vantaggio è evidente.
Poco importa se al momento in Italia il numero di lettori che scaricano e leggono ebook è limitato e queste classifiche hanno un valore relativo. Non mi interessa discutere se i libri digitali avranno larga diffusione in futuro (come è probabile), né tanto meno sfiorare la diatriba del digitale contro la carta; vorrei solo ragionare su quali potenzialità e vantaggi reali per gli scrittori e per i lettori nascono da quella che appare come una nuova frontiera dell'editoria.

SUPERMARKETING
L'accordo che si stipula per l'autopubblicazione è chiaro e semplice. I diritti restano a me e il prezzo di vendita del mio ebook lo decido io. Posso scegliere una cifra tra 86 centesimi e 170 euro, IVA esclusa. Per le Royalties esistono due opzioni che è troppo noioso spiegare qui nei dettagli, basti sapere che per il mio esperimento ho scelto un prezzo di 99 centesimi al 35% perché mi offre la possibilità di fare una promozione speciale: offrire gratuitamente il libro per cinque giorni ogni tre mesi.
Il prezzo basso infatti è l'attrattiva maggiore del libro elettronico. Come al supermercato, ciò che funziona di più sono le offerte convenienti, il 3x2, la raccolta punti, lo sconto. E proprio come in un supermercato l'unico scopo di Amazon è vendere. Fare tanti soldi. L'interesse per il contenuto del libro che ho scritto è nullo, gli basta che non sia pornografico o offensivo (decidono loro cosa è pornografico o offensivo). Sono pronto a scommettere che nessuno lo ha davvero letto prima di metterlo in vendita. Non ce n'è bisogno. Sul sito Amazon la promozione funziona con algoritmi che segnalano automaticamente ai lettori i libri di loro gusto basandosi sugli acquisti recenti, sulle preferenze del profilo, sulle segnalazioni di altri lettori. Più un libro vende, più la macchina del marketing virtuale lo spinge. Quindi conviene tenere un prezzo basso, offrire addirittura il libro gratis per far salire il numero di copie vendute e guadagnare visibilità. Meglio vendere dieci copie a 1 euro piuttosto che una copia a 10 euro, insomma.
Se da una parte ho la sensazione di avere a che fare con una disumana entità virtuale (sensazione aumentata dalle email che mi mandano, scritte in un italiano sgangherato frutto di traduttori automatici), dall'altra i vantaggi pratici di vendere un ebook con Amazon sono imbattibili. Pubblicare mantenendo i diritti del libro senza pagare niente e guadagnandoci anche qualcosa (o magari molto, se si vende molto) deve sembrare una bella alternativa a chi si è visto chiedere mille o duemila euro da un editore a pagamento, a chi ha avuto un manoscritto rifiutato decine di volte, a chi si è sentito defraudato da un contratto tutto a favore della casa editrice. Senza contare che una volta messo in vendita il mio libro posso controllare quante copie vendo semplicemente cliccando un tasto, in tempo reale, e i proventi vengono versati direttamente sul mio conto in banca.
Ma in tutto questo parlare di soldi, vendite, promozioni, che cosa ne è del libro in sé? Si direbbe passato in secondo piano, come una merce qualsiasi, una scatoletta di tonno da esporre sullo scaffale di un ipermercato.

TONNO SENZA FILTRO
Per carattere sono abituato a mettere in dubbio ogni affermazione che faccio, in questo caso tuttavia mi sento di sostenere con sicurezza che i libri non sono scatolette di tonno. Può cambiare la marca, può cambiare la qualità dell'olio, ma alla fine dentro le scatolette c'è sempre e solo tonno. Dentro un libro invece ci sono idee, ci sono storie e racconti veri o inventati o entrambe le cose, c'è una rappresentazione del mondo e di noi stessi.
"Scrivere o narrare restano i modi irripetibili per conoscere il segreto poetico dell'esistenza" ci ricorda il critico Arnaldo Colasanti nella prefazione a Il disprezzo di Moravia (scaricato sul mio kindle). Che si tratti di un'opera filosofica o di un giallo all'italiana, deve necessariamente esserci una differenza nel modo in cui scegliamo tra le scatolette di tonno e i libri. Una differenza di qualità critica.
Il mestiere di scrivere è il più solitario del mondo ma anche il più arbitrario. C'è sempre qualcosa di irresponsabile nel narrare con la pretesa che gli altri ci diano ascolto. L'autopubblicazione, così facile e immediata, rende ancora più estrema la condizione di solitudine e di arbitraria irresponsabilità di chi scrive. Quando un editore sceglie di pubblicare un libro investendoci tempo e denaro invece, sceglie di condividere con l'autore la responsabilità del gesto narrativo, prende una posizione selezionando i testi e le idee da offrire ai lettori, creando una collana e un catalogo contribuisce a sua volta alla rappresentazione del mondo. Da questo lavoro, da questa condivisione di responsabilità, nasce la cultura letteraria.
Alla fine dei conti mi sembra che proprio l'assenza di questa condivisione sia il limite più serio dell'autopubblicazione.

VIRTUOSO E VIRTUALE
Ciò non significa che anche il self-publishing non possa avere il suo valore culturale. Niente impedisce che un giorno tra i libri "consigliati per te" sulla mia pagina di Amazon compaia uno straordinario romanzo o saggio critico di uno sconosciuto che si è pubblicato da sé. O che uno scrittore affermato decida di pubblicare in versione digitale un testo di valore che altrimenti non avrebbe trovato spazio in volume cartaceo o su una rivista letteraria a causa della lunghezza (troppo corto per l'uno, troppo lungo per l'altra). Oppure, e questa è la potenzialità che preferisco, qualcuno potrebbe pubblicare in versione elettronica libri rari e introvabili, fuori catalogo, portare alla luce e rendere accessibile a tutti qualche tesoro letterario sepolto e riscoprire autori ingiustamente dimenticati. Sarebbe un modo alternativo per fare editoria di qualità investendo tempo, gusto e spirito critico senza svenarsi economicamente. La comunità dei lettori ne sarebbe grata.
Volendo potremmo spingerci ancora più in là con questa idea, fino a sfiorare l'utopia. Immaginiamo che un gruppo di scrittori e scrittrici collabori a un progetto editoriale comune con il desiderio di vedere pubblicati i libri a cui tengono. Se facessero insieme il lavoro di una redazione leggendo testi, scremando, selezionando, correggendo bozze, creando copertine, se diventassero insomma una cooperativa editoriale potrebbero usare il sistema dell'autopubblicazione per raggiungere un buon numero di lettori evitando i costi della stampa e della distribuzione, e assicurando allo stesso tempo un filtro critico e una qualità di contenuti.
Per quanto un progetto del genere mi appaia improbabile, seppur possibile, mi dà conforto sapere che esistono in ogni caso dei modi per combattere il senso di repulsione e angoscia latente che ispirano le fredde macchine dell'editoria digitale, e che volendo si può trasformare lo scaffale di un ipermercato in una vera libreria del pensiero.