martedì 4 settembre 2012

Piccoli editori truffaldini, un caso

Negli ultimi mesi diversi autori che hanno firmato un contratto e in alcuni casi pubblicato un libro con la Sangel Edizioni ci hanno scritto lamentando inadempimenti contrattuali e mancata pubblicazione, nonché chiedendoci di aiutarli a svincolarsi contrattualmente per porre fine a vicende sgradevoli in cui si sono trovati loro malgrado per aver avuto a che fare con questo editore.
Abbiamo chiesto a uno di loro che ha fatto un articolato lavoro di ricerca sulla Sangel e sulla titolare della casa editrice, Sofia Riccaboni, di raccontarci la sua storia riportando tutti gli elementi che è riuscito a raccogliere di questo quadro deprimente e purtroppo estremamente rappresentativo della prassi sistematica di una certa piccola editoria italiana: approfittare dell'inesperienza e dell'ignoranza degli aspiranti autori con ogni mezzo lecito (e, vedremo di seguito, anche illecito) a scopo di lucro e a spese degli autori stessi.
Ringraziamo l'autore del pezzo che, essendo il contenzioso ancora in corso, preferisce non comparire col suo nome e cognome per non inasprire ulteriormente i rapporti con la controparte.

Se questo è un editore

Quando conobbi Sofia Riccaboni e la Sangel edizioni, cominciò una sorta di lavoro di squadra al fine di vedere pubblicata l’ennesima opera, certo d’aver trovato, finalmente, un editore serio che avrebbe saputo curarne la pubblicazione. Forse per la troppa sicumera che avevo azzardato e nonostante non mi ritenga l’ultimo degli sprovveduti, mi ritrovai ben presto a fare i conti con la realtà dei fatti: dopo aver discusso le varie clausole contrattuali e firmato il relativo accordo, l’editrice dava il via alla pubblicazione e, devo dirlo, i primi giorni si impegnò indefessamente, rimanendo in contatto col sottoscritto, facendo uscire la versione e-book sui canali di vendita online e, successivamente, anche il cartaceo.

Decisi quindi di acquistare alcune copie del mio libro direttamente dalla Sangel edizioni, pagando anticipatamente. E fu allora che cominciarono i problemi. L’editore spariva e riappariva dopo settimane, se non mesi, affermando che le copie erano in stampa, poi che il tipografo non aveva la carta e poi pure l’inchiostro, ahimè, venne a mancare. E ancora, problemi con le poste, problemi interni alla casa editrice che si stava rinnovando e cambiando editore.


Al che, un dubbio cominciò a balenare nella mia mente e, facendo delle ricerche assieme ad altri autori con problemi similari, scoprii, contattando l’Agenzia delle Entrate, che la Sangel edizioni non aveva regolare partita IVA e che quella utilizzata per firmare contratti, non era valida. E non è tutto. La Signora Riccaboni è anche titolare di una testata giornalistica non più registrata (
http://www.periodicoitaliano.info/news/) copiata spudoratamente da altra rivista online e cartacea precedentemente e regolarmente registrata (http://www.periodicoitalianomagazine.it/), e qui la prova di quanto affermo: https://www.facebook.com/note.php?note_id=134773076574494.
Alcuni autori hanno avuto l’onore (o il disonore) di lavorare per questa fantomatica “rivista” al fine di prendere il tanto agognato tesserino da Giornalista, scoprendo loro malgrado che la rivista era sprovvista di P. IVA e che quindi non avrebbe pagato alcun collaboratore, né la Signora avrebbe potuto validare gli articoli al fine dell’iscrizione all’Albo. Con scontata sorpresa e facendo ulteriori ricerche, ci accorgemmo che la Direttrice di Periodico Italiano, non risultava iscritta nemmeno all’Ordine dei Giornalisti (aggiornamento 30/11/2011) e quindi, ai sensi della Legge n. 62/2001, tale giornale non può considerarsi prodotto editoriale e, giacché tale, non può essere aggiornato con una certa periodicità.

Dopo questo approfondimento sulla questione Riccaboni, torno a raccontare che, grazie a un aiuto esterno, riuscii finalmente ad ottenere una liberatoria che mi svincolasse dal contratto editoriale con la Sangel edizioni. A oggi non ho ancora ricevuto indietro i soldi versati alla Sangel edizioni per l’acquisto di alcune copie dell’opera mai uscita (151,00 €).
Naturalmente, con molti altri autori abbiamo preso contatto e messo al corrente la Polizia Postale, la Guardia di Finanza, Striscia la Notizia e vari avvocati, i quali hanno ben presente la situazione.

Sono venuto a conoscenza persino del fatto che la Signora Riccaboni va raccontando ai nuovi autori - i quali domandano spiegazioni sulle nostre tante lamentele in rete e nei canali – che noialtri non avremmo pagato i libri che lei avrebbe spedito. Per quanto mi riguarda, ho tutto documentato, chat, e-mail e prove di pagamento, per cui, quando la Signora Riccaboni o chiunque altro vorrà avere dimostrazione che i miei non sono sproloqui e vaneggiamenti di un folle, non avrà che da contattarmi privatamente.

Spero la mia esperienza possa essere utile per quegli autori che desiderano pubblicare un loro manoscritto con lo pseudo-editore quivi riportato; informatevi, prima di pubblicare con un editore in ogni caso, non abbiate alcuna fretta di mettere l’opera in bella mostra, potreste non vederla sugli scaffali per un lungo periodo.